è facile, funziona e si vede!!
di Fabio Gon
aumentano gli spostamenti in bicicletta nelle aree urbane e le città scoprono di non essere pronte.
Me ne parlava qualche giorno fa un amico di Firenze: da quando, nella sua città, è stato avviato il bike sharing a flusso libero c’è stata un’impennata nell’utilizzo della bicicletta. Ogni giorno, alcune migliaia di persone in più del solito hanno iniziato a spostarsi in bici.
Migliaia di biciclette, dislocate sul territorio cittadino e a disposizione di tutti: collocate non in punti di raccolta ma disseminate ovunque in città.
Biciclette georeferenziate, ossia dotate di un gps, individuabili mediante un’apposita app da scaricare sullo smartphone: avviata la app, dopo essersi registrati al servizio, è possibile trovare su una mappa le bici presenti nei paraggi.
L’elevato numero di bici messe a disposizione fa si che, in media, entro cento metri dal punto in cui ci si trova vi sia una bici da poter utilizzare. E quella bici è lì perché è stata lasciata da qualcuno che l’ha usata in precedenza.
Con la stessa app si “sblocca” la bici per iniziare a pedalare. Vi è anche la possibilità di prenotarla con un certo anticipo.
Chi vive in città e deve spostarsi nel centro cittadino, chi si reca in città in treno, con l’autobus, con l’auto (ndr: se proprio non ha alternative), può usare una delle biciclette che il bike sharing a flusso libero rende disponibili in prossimità del punto in cui si trova.
Si pedala fino alla meta, quindi si lascia la bici nel punto più comodo (sempre in aree pubbliche, cercando di fare in modo che non sia di intralcio o che non diventi un pericolo per la circolazione di pedoni, ciclisti o automobilisti), la si “blocca” mediante lo smartphone e si vanno a sbrigare le proprie faccende.
Quando si ha la necessità di spostarsi di nuovo, si avvia nuovamente la app dedicata, si cerca un’altra bici nei paraggi (che non è necessariamente quella utilizzata in precedenza perché, sicuramente, nel frattempo qualcun’altro l’ha usata), la si individua, la si “sblocca” e pedalando si raggiunge la nuova meta.
Il bikesharing a flusso libero sta avendo un successo incredibile e l’incremento nell’utilizzo della bici è decisamente visibile.
L’ho potuto constatare qualche giorno fa a Milano: le biciclette del bike sharing a flusso libero sono in ogni dove e, continuamente, si incrociano persone che si spostano con questo servizio (12.000 le bici messe a disposizione, che si sono aggiunte a quelle del bike sharing tradizionale per un totale di più di 15.000 bici).
Analoghi risultati a Firenze (1.500 le biciclette installate inizialmente, che sono diventate 2.500 e che stanno aumentando; 7.700 gli utilizzi quotidiani), ma anche a Torino e in molte altre città italiane in cui il servizio è stato avviato.
Registrandosi al servizio, attraverso la app, di fatto si ricevono alcuni crediti iniziali e ad ogni utilizzo i crediti vengono detratti.
In termini economici l’utilizzo della bici, per la prima mezz’ora, costa tra i 20 e 30 centesimi di euro: un prezzo abbordabile che fa passare la voglia di usare il bus oppure di spostarsi in centro città in automobile.
Il servizio sta avendo un grande successo tra tantissime categorie di utenti: c’è chi la usa per andare al lavoro, chi per girare per uffici, chi per fare la spesa.
Ci sono i ragazzi che, al pomeriggio, vanno a incontrare gli amici, oppure che si recano a fare skateboard davanti alla stazione; i turisti che visitano la città; le coppiette che si danno appuntamento nel centro; gli studenti che si recano all’università.
Il fatto di utilizzare una app è attraente: è comodo, giocoso e attraverso l’applicazione istallata sul telefonino si ha un resoconto delle calorie consumate e dei chilometri percorsi.
Ci sono anche altri vantaggi: utilizzando una bici del servizio di bike-sharing non è necessario preoccuparsi che qualcuno rubi la due ruote e nemmeno dotarsi di sistemi d’antifurto.
Sembra un servizio ingovernabile eppure, grazie alla tecnologia, il sistema funziona.
Il boom del bike sharing a flusso libero sta creando anche alcuni problemi alle città e a chi vive e si muove in città: problemi legati in parte alla poca dimestichezza con la bicicletta di molti utilizzatori; ma anche, e soprattutto, legati allo scarso senso civico di cui siamo equipaggiati.
Ed ecco che molte bici vengono lasciate in punti in cui ostacolano gli spostamenti a piedi e in bici. Oppure le bici vengono vandalizzate, forse perchè non ritenute un bene comune o un servizio di cui tutti hanno diritto di usufruire (ad esempio a Milano hanno fatto notizia le biciclette gettate nei Navigli).
Il meccanismo dei crediti, che regola l’utilizzo della bici, è stato pensato per contrastare l’abuso nell’uso della bicicletta: chi lascia la bici in punti inopportuni viene “punito” con una decurtazione del credito di cui dispone; analogamente succede a quanti lasciano la bici in proprietà privata; oppure a chi abbandona la bicicletta senza bloccarla.
Viceversa vengono incentivati i comportamenti virtuosi che aiutano a far funzionare meglio il servizio e a fare in modo che le bici a flusso libero non siano un problema per la città: chi segnala situazioni di utilizzo non adeguate (biciclette che stazionano in punti che intralciano la circolazione, biciclette in proprietà private e così via) viene premiato con dei crediti.
Un meccanismo virtuoso per portare il sistema a regime e per fare in modo che funzioni davvero!!
Questo incremento massiccio ed improvviso di biciclette in circolazione sta creando anche alcuni effetti collaterali a carico della città e di chi ha il ruolo di amministrarla e governarla.
A Milano ad esempio si è evidenziata la carenza di rastrelliere e stalli per biciclette: l’amministrazione comunale sta incrementando la dotazione di rastrelliere e sta lavorando per convincere le attività commerciali ad adottarle in prossimità di negozi ed uffici (Milano: nuove rastrelliere contro il bike sharing selvaggio).
Ma non è solo un problema di rastrelliere.
Di fronte ad un incremento notevole degli spostamenti in bici, diventa forte la richiesta di percorsi ciclabili adeguati, di garantire la sicurezza a chi si sposta in bici, di dare continuità ai percorsi esistenti, di liberare le corsie ciclabili dalle auto in sosta vietata.
Nuovi bisogni che in realtà esistevano già ma che non erano visibili: ora la macchina amministrativa pubblica e chi governa la città, si ritrovano a dover dare risposte inseguendo questa bella emergenza.
Ma di questo scriveremo in un prossimo articolo.
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